Effettua l'accesso qui per rispondere alla proposizione

Proposizione 23

I catechisti siano ben preparati e operino con gratuità, dedizione, coerenza, secondo una spiritualità missionaria che li tenga lontani dallo “sterile affanno pastorale” e dall’individualismo. Devono avere una solida formazione ecclesiale, spirituale, biblica, dottrinale, comunicativa e pedagogica. A tal fine sarà cura dell’Ufficio Catechistico Diocesano, il quale ha tra i suoi «compiti principali la formazione dei catechisti e degli evangelizzatori»[4], formare al suo interno una consulta di presbiteri-parroci, diaconi, catechisti/e e di persone laiche esperte in campo pedagogico, che predispongano i mezzi necessari per la formazione, creando una rete di scambio tra tutti i catechisti con il supporto di esperti. «Assicurare la formazione specifica di base a tutti i catechisti è decisivo, sia mediante l’impegno delle parrocchie, sia di apposite scuole diocesane; non è da trascurare nemmeno l’attenzione alla circolazione delle buone pratiche e delle esperienze positive vissute nelle varie comunità. L’Ufficio Catechistico Diocesano curerà che la formazione in loco dei catechisti parrocchiali sia sempre in sintonia con il progetto diocesano. È pure compito dell’Ufficio Catechistico Diocesano predisporre occasioni e percorsi per una formazione più approfondita, anche in vista del conferimento del Mandato da parte del vescovo»[5]. Gli incontri di formazione diocesani per i catechisti e gli altri operatori pastorali siano delle scuole vere e proprie che formino annunciatori capaci di trasmettere la fede.

 


[1] Cfr. Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù, Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, n. 88.

[2] Cfr. Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, n. 84.