Il giorno del Signore è il momento in cui la Chiesa si raccoglie in assemblea convocata dal Risorto e riunita nel Suo Spirito. La comunità riunita nella fede e nella carità è segno della presenza del Signore in mezzo ai suoi: nel segno umile, ma vero, del convenire “in unum” (Cfr. 1 Cor 11,20), nel ritrovarsi dei molti nell’unità di «un cuor solo e un’anima sola» (At 4,32), si manifesta l’unità di quel corpo misterioso di Cristo, che è la Chiesa. La celebrazione della domenica è per la Chiesa un segno di fedeltà al suo Signore, di gioia, di fraternità e condivisione con i poveri. La vita di ogni Parrocchia ha il suo centro nel giorno del Signore e l’Eucaristia è il cuore della domenica. Dobbiamo custodire la domenica e la domenica custodirà noi e le nostre Parrocchie, orientandone il cammino e nutrendone la vita. Il modo in cui viene vissuto il giorno del Signore e celebrata l’Eucaristia domenicale deve far crescere nei fedeli un animo apostolico, aperto alla condivisione della fede, generoso nel servizio della carità, pronto a rendere ragione della speranza. È necessario ripresentare la domenica in tutta la sua ricchezza. Essa è:
Queste dimensioni della domenica sono oggi in vario modo minacciate dalla cultura diffusa; in particolare, l’organizzazione del lavoro e i fenomeni nuovi di mobilità agiscono da fattori disgreganti la comunità e giungono a precludere la possibilità di vivere la domenica e gli altri giorni festivi. La Parrocchia, che condivide la vita quotidiana delle persone, deve reinserire in se stessa il vero senso della liturgia domenicale, che apre lo sguardo al trascendente. Si attuerà, così, il “flusso – riflusso” tra la celebrazione e il vissuto quotidiano; avverrà che «la vita entra nella liturgia e la rende viva; la liturgia entra nella vita e la rende santa, cioè la trasforma»[18].
[18] M. Magrassi, La partecipazione attiva dei fedeli alla divina liturgia, fondamenti teologico-liturgici, La Scala 42 (1988), p. 361.