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Proposizione 75

Per quanto concerne i chiamati in età adulta è necessario considerare che la vocazione al presbiterato è un evento che riguarda tutta la Chiesa locale, ed essa ha il diritto-dovere di verificare sia l’autenticità della chiamata che l’idoneità del chiamato. Non possono esserci vocazioni improvvise, che spuntano dal nulla, sconosciute al presbiterio e alla comunità, e che poggiano unicamente sulla testimonianza del Parroco o di un altro singolo sacerdote: testimonianza molte volte condizionata da rapporti personali e legami affettivo/spirituali, che rendono la stessa non pienamente lucida e oggettiva. Perciò è necessario che prima dell’avvio del percorso di formazione del candidato al sacerdozio si consulti il clero diocesano e religioso presente in Diocesi e anche laici credibili e di spiccata vita di fede che lo conoscono, nelle forme e modalità che rispettino la privacy e la dignità della persona interessata, al fine di raggiungere un’ampia e approfondita conoscenza del soggetto e della sua storia, delle sue motivazioni vocazionali e attitudini, in modo tale che il giudizio sulle sue qualità umane e sulla sua vita di fede sia il più obbiettivo possibile.