Un altro male da cui fuggire è l’egocentrismo. Quando il sacerdote poggia la sua vita solo su sé stesso e pensa di aver raggiunto lo scopo della missione facendo convergere le persone verso di lui ha fallito in pieno il suo compito. Non è il prete che salva per se stesso: c’è un solo Essere che salva e che esiste per se stesso: Dio. Il sacerdote compie il suo dovere nella misura in cui pone le basi del suo operare su di Lui. Quando si dimentica questo fondamento il ministero perde tutta la sua efficacia. Le buone doti personali (la conoscenza scientifica, teologica, la simpatia, la capacità di avvicinare e parlare alle persone, ecc.) sono state donate ai ministri da Dio e non devono servire per deviare le persone dall’unico percorso che salva: il Vangelo. In questo modo si passa da Dio all’io; il percorso, invece, è quello contrario, dall’io a Dio. Questa conversione può avvenire solo tramite una formazione permanente che consenta ai sacerdoti di percepire in pienezza chi sono loro e chi è Cristo, che li ha chiamati e mandati.
• Chi sono i preti? Uomini in mezzo agli altri uomini. Battezzati come tutti i battezzati. Scelti da Dio, consacrati a Lui e mandati ai fratelli non per meriti propri, ma per libera volontà Sua. Peccatori come tutti, ma redenti e perdonati da Cristo, come tutti. Dotati dallo Spirito Santo di carismi attraverso i quali svolgere il loro ministero particolare. Impastati dalla terra, ma strumenti di grazia. Non sono loro che salvano il mondo, ma è Cristo l’unico Salvatore. Non sono delle persone arrivate alla meta della salvezza, ma se la devono conquistare con la loro missione, testimoniando l’essere di Cristo, irradiando la sua luce, riconoscendo i propri limiti e avendo a cuore di condurre il maggior numero di persone al contatto con Lui.
• Chi è Cristo? È «la via, la verità, la vita» (Gv 14,6). Non una via, sia pure la più alta e sublime, ma la via, l’unica. La verità esclusiva e completa; le altre sono verità parziali e frammentarie, solo Lui è la verità totale, quella che salva. La vita, quella divina, partecipata a tutti in modo sovrabbondante nel Battesimo. Egli è il fondamento senza il quale non si può fare nulla: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). È su questo fondamento che bisogna edificare la nostra Chiesa, aperta alla partecipazione di tutti i cercatori di Dio. Questa conversione del sacerdote deve essere continua, perché continua è la tentazione di ritenersi autore della salvezza delle persone. Tutto il suo apostolato (annuncio, catechesi, liturgia) vale perché Cristo ne è alla base: i presbiteri non sono altro che poveri strumenti in mano sua.