Il male forse più grave da evitare è la mancanza di comunione all’interno del presbiterio della Diocesi. Sia la formazione iniziale del Seminario che quella permanente devono avere di mira l’edificazione di una comunione presbiterale, fondata su accoglienza reciproca, sostegno vicendevole e una spontanea, attiva e reale carità verso tutti. Se l’animo dei sacerdoti fosse intaccato da cattive abitudini, come il tentativo di isolamento o la manifesta indifferenza per la vita degli altri preti o il senso di sufficienza nei confronti dei confratelli, esso deve essere aiutato in ogni modo a liberarsi da queste catene che atrofizzano la carità. Il mancato apprezzamento delle doti dell’altro, la gelosia, l’invidia, la rivalità personale o addirittura l’inimicizia, sono tutti sentimenti che provocano il soffocamento e il blocco della fraternità sacerdotale. I rapporti tra confratelli non sono i comuni rapporti di carità tra persone qualsiasi ma, partendo dalla realtà sacramentale che essi vivono, sono rapporti che entrano nella struttura stessa della Chiesa: coloro che portano nel mondo l’unico Vangelo di Cristo, che celebrano lo stesso mistero di salvezza che costruisce la Chiesa, che sono chiamati in primis a mostrare visibilmente a tutti la sua unità, che parlano di amore e portano la misericordia di Dio, non possono essere divisi. È assolutamente necessario che parlino e agiscano all’unisono, pur rispettando e accettando le loro diversità umane, formative e dei doni ricevuti dallo Spirito Santo. Se i preti nella nostra realtà diocesana fossero più uniti tra loro fino a formare «un cuor solo e un’anima sola» (At 4,32), se andassero più d’accordo anche e soprattutto dal punto di vista pastorale, se non vedessero nel confratello un rivale o un pericolo a livello personale, se lavorassero insieme in équipe, se fossero meno boriosi e presuntuosi, se testimoniassero con la loro vita amore e umiltà, quanto bene maggiore si potrebbe compiere nella nostra terra! È proprio nel campo della carità e dell’umiltà sacerdotale che giochiamo oggi tutta la credibilità del nostro clero.