Effettua l'accesso qui per rispondere alla proposizione

Proposizione 92

Questo Santo Sinodo sente di dover esprimere la gratitudine di tutta la comunità cristiana della Diocesi per il servizio prezioso che esercitano i nostri preti, reso spesso in condizioni difficili e sempre meno riconosciuto socialmente. Senza sacerdoti le nostre comunità presto perderebbero la loro identità evangelica, quella che scaturisce dall’Eucaristia, che solo attraverso le mani del presbitero viene donata a tutti. Essi esistono per rinnovare e manifestare la presenza di Cristo nella Chiesa e nel mondo: il sacerdozio è tutto qui, innestato sulla Pasqua di immolazione e di risurrezione di Cristo; esso, dunque, deriva dal sacrificio ed è per il sacrificio, per la salvezza delle anime. Il prete è coerente con se stesso se tende al sacrificio, consapevole che la sua funzione di mediatore tra Dio e gli uomini, come Gesù, egli la può realizzare solo con il sacrificio personale: è una contraddizione vivente un sacerdote che, essendo nel segno eucaristico un sacrificatore, non è insieme e prima un sacrificato, agendo in Persona Christi. Essenza del sacerdozio non è la carriera o la soddisfazione personale, ma è la croce; è l’ansietà per il bene delle anime; è vedere non la Chiesa piena, ma quelli che in Chiesa non ci sono; è constatare che nonostante l’azione pastorale, anche ben condotta, i battezzati non frequentano o, se anche lo fanno, non diventano migliori. Non cadano i nostri sacerdoti nello scoraggiamento spirituale se non riscontrano risultati immediati per la loro azione pastorale: sostenuti umanamente e dalla preghiera delle comunità, in comunione di vicinanza e confronto con il Vescovo, continuino nella loro preziosa missione, con la consapevolezza che se non c’è chi semina non ci sarà neppure chi raccoglie. Ma l’entità e la bontà del raccolto non dipendono da loro, ma da Cristo Signore.