Effettua l'accesso qui per rispondere alla proposizione

Proposizione 126

«Non si può essere felici se gli altri non lo sono: la gioia quindi deve essere condivisa. Andate a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato quel tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della fede: perché essa possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla. San Giovanni afferma: “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi… Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena” (1Gv1,3-4)»[1]. È questo quello che in sostanza i giovani hanno in mente quando desiderano essere corresponsabili. E nel caso in cui non c’è in loro questo desiderio è compito delle comunità risvegliarlo o seminarlo nel cuore di ogni giovane. «A fianco di alcuni indifferenti, ve ne sono molti altri disponibili a impegnarsi in iniziative di volontariato, cittadinanza attiva e solidarietà sociale, da accompagnare e incoraggiare per far emergere i talenti, le competenze e la creatività dei giovani e incentivare l’assunzione di responsabilità da parte loro»[2].

 

Si attivino percorsi pastorali per far conoscere e far vivere ai giovani delle realtà presenti in Diocesi e che sono lontane dalla loro quotidianità (Case di cura, Case di riposo, Case accoglienza, Case famiglia, Istituti penitenziari, attività della Caritas e mense per le persone in difficoltà). Infatti, «innamorati di Cristo, i giovani sono chiamati a testimoniare il Vangelo ovunque con la propria vita»[3].


[1] Benedetto XVI, Messaggio per la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù, 15 marzo 2012.

[2] Francesco, Esortazione Apostolica post-sinodale Christus Vivit, n. 170.

[3] Francesco, Esortazione Apostolica post-sinodale Christus Vivit, n. 175.