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Proposizione 142

È altrettanto necessario mantenere aperto il dialogo tra scienza e fede. Esso deve essere parte integrante della nuova azione evangelizzatrice. «Fides quaerens intellectum»[1]: la fede vuole l’aiuto dell’intelligenza, non ha paura della ragione; al contrario la cerca ed ha fiducia in essa perché la luce della ragione e quella della fede vengono ambedue da Dio e non possono contraddirsi tra di loro. «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo ed amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso»[2].

È necessario, dunque, che la nostra Chiesa alimenti il dialogo con la scienza e con la tecnica, tanto più che esse possono fornire, con il loro linguaggio evoluto e conosciuto soprattutto dalle giovani generazioni, un valido aiuto per la comunicazione del Vangelo nel mondo di oggi. Inoltre, il confronto permetterà alla nostra comunità di non essere anacronistica e di poter incanalare le ricerche e le scoperte nell’alveo di una interpretazione credente: chi muove l’intelletto alla conoscenza ed alla ricerca è Dio, che continua a rivelare la Verità sull’uomo e sul creato attraverso la attività scientifiche.

[1] Sant’Anselmo d’Aosta, Proslogion. Fides quaerens intellectum. Alloquium de ratione fidei, 1078.

[2] Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Fides et Ratio, Proemio.