Un richiamo quasi unanime che è venuto fuori dai “Desiderata” è quello del discernimento. Cosa è il discernimento? Quanto all’etimologia, deriva dal verbo latino “discernere”, composto da “cernere” (vedere chiaro, distinguere) preceduta da “dis” (tra): dunque, discernere significa “vedere chiaro tra”, osservare con molta attenzione, scegliere separando. Il discernimento è un’operazione, un processo di conoscenza, che si attua attraverso un’osservazione vigilante e una sperimentazione attenta, al fine di orientarsi nella propria vita, sempre segnata dai limiti e dalla non conoscenza. Come tale è un’operazione che compete ad ogni uomo e ad ogni donna per vivere con consapevolezza, per essere responsabile, per esercitare la sua coscienza. Nel cristiano il discernimento si manifesta come sinergia tra il proprio spirito e lo Spirito Santo: «Lo Spirito attesta al nostro spirito …» (Rom 8,16). Il discernimento cristiano non è riconducibile ad una tecnica di introspezione o di maggiore conoscenza di sé, ma è un itinerario che richiede l’intervento di un dono dello Spirito Santo, di un’azione di Grazia: ascoltare lo Spirito, ascoltare la voce di Dio che parla nel cuore dell’uomo, nella creazione e negli eventi della storia, richiede di riconoscere, innanzitutto, questa voce tra le tante che si ascoltano nell’esperienza umana, nella consapevolezza che la voce di Dio non si impone, non comanda perentoriamente, ma suggerisce e propone, anche con un sottile silenzio (cfr. 1Re 19,12), lasciando libertà all’uomo di accoglierla. Una volta riconosciuta la voce di Dio, il discernimento è quel processo che porta ogni cristiano, nelle diverse situazioni con cui si trova a confrontarsi, a fare una scelta, a prendere hic et nunc una decisione per far convergere la sua via con quella indicata da Dio. «Infatti la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).
A livello personale ci si chiede oggi nella nostra Diocesi se la scelta per il cammino di fede nasce dal discernimento di ognuno o piuttosto non sia frutto di convenzione sociale o di tradizione (nel senso peggiore del termine) o di abitudine: nel secondo caso è messa a repentaglio la stessa vita cristiana.
È indispensabile, allora, per non correre tale rischio, recuperare la via del discepolato con la consapevolezza di essere, nella nostra storia contemporanea, destinatari dello stesso invito che Gesù rivolse ai suoi primi discepoli: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Se vogliamo rafforzare l’identità e lo stile cristiano nella nostra terra dobbiamo essere capaci di discernere innanzitutto se le scelte personali sono in linea con il Vangelo e il magistero ecclesiastico, per poi discernere i vari carismi e le varie ministerialità dei fedeli laici affinché tutti possano, accogliendo la volontà di Dio su di loro, intraprendere la via e portare a compimento il cammino che Lui stesso ha preparato per ognuno.