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Proposizione 146

«L’emergenza educativa ha un suo compito specifico in ordine al progresso e allo sviluppo dell’educazione»[1] e la Chiesa considera la scuola un nuovo Areopago dell’annuncio. Nel nostro territorio la povertà educativa è un dato che può diventare sempre più allarmante a causa dello stato socio-economico e culturale della famiglia e la «scuola si trova […] ad affrontare una sfida molto complessa, che riguarda la sua stessa identità e i suoi obiettivi»[2].

Nella Chiesa diocesana si riconosca sempre più come essenziale il compito educativo della scuola con la quale si impegna a collaborare in ogni ambito possibile e in particolare nella lotta alla dispersione scolastica di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, in prevalenza immigrati[3], e nell’abilitare studenti e studentesse all’ingresso nel mondo del lavoro e delle professioni, alla cittadinanza attiva e ai valori che la sorreggono: la solidarietà, la gratuità, la legalità e il rispetto delle diversità[4].

[1] Concilio Ecumenico Vaticano II, Dichiarazione sull’educazione cristiana Gravissimum educationis, Proemio.

[2] Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, n. 46.

[3] Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, n. 14: «In tale prospettiva, la nostra attenzione si rivolge in modo particolare al fenomeno delle migrazioni di persone e famiglie, provenienti da culture e religioni diverse. Esso fa emergere opportunità e problemi di integrazione, nella scuola come nel mondo del lavoro e nella società. Per la Chiesa e per il Paese si tratta senza dubbio di una delle più grandi sfide educative»

[4] Ibidem.