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Proposizione 166

«Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,1-6). «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune» (1Cor 12,4-7). «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati ad un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra […]. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte» (1Cor 12,12-14.27).

Si rende quanto mai urgente uno spirito di collaborazione all’interno della nostra realtà ecclesiale, condividendo risorse ed impegni individuali nello spirito di fraternità e di carità, che devono essere basilari per la costruzione di una sola realtà: la Chiesa diocesana. Siamo più che mai convinti che potremo essere all’altezza della nostra vocazione e missione solo se collaboreremo insieme, uniti al Signore e tra di noi. A questa collaborazione dobbiamo tutti educarci, consapevoli che il “noi” vale più dell’“io”: così potremo essere sanati dall’egoismo, dall’individualismo, dal campanilismo e dall’autoreferenzialità, da cui provengono molti mali nella Chiesa del nostro tempo e della nostra terra. È necessario, dunque:

  • prevedere piani pastorali comuni, cammini di crescita nella fede paralleli, momenti di preghiera condivisi a livello diocesano, cercando di superare i confini canonico-geografici parrocchiali, soprattutto nei grossi centri;

 

  • più collaborazione tra le Parrocchie, anche e soprattutto in fase di attuazione di progetti diocesani generali;

 

  • dialogo ed azione pastorale comune tra Parrocchie di una stessa realtà cittadina per evitare di apparire come realtà slegate, che si comportano diversamente a seconda delle proprie convenienze, e gli esodi di massa da una Parrocchia all’altra;

 

  • per le realtà più piccole: apertura e collaborazione tra i Parroci per applicare, soprattutto nella catechesi, metodi ed incontri comuni.