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Proposizione 173

In tutte le realtà umane i cristiani sono invitati a riconoscere segni di realtà divine, che identificano il disegno di Dio per l’intera umanità, dalle sue origini fino alla sua fine, passando per il presente. Essi, per essere veramente credenti ed uniti per formare una Chiesa che vive nella società, devono saper leggere evangelicamente gli avvenimenti caratterizzati da un dato orientamento e che, nella sostanza più profonda, sono rivelatori di un progresso storico, mondiale ed ecclesiale. Ora, poiché gli avvenimenti possono essere oggetto di interpretazioni differenti e poiché essi, in quanto elementi umani, sono ambigui, solo la fede può decifrare nei segni dei tempi i disegni di Dio. Per riconoscerli occorre credere che è il medesimo e unico Spirito di Dio che opera nell’universo, nella storia e nel cuore degli uomini. In questo caso, è la Chiesa, come soggetto collettivo, che discerne veramente i segni. Il Concilio Vaticano II lo afferma dicendo: «Il popolo di Dio, mosso dalla fede con cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio»[1]. Lo stesso Concilio indica alcuni di questi segni:

  • il potere economico, che è in contrasto con la fame e la miseria di una gran parte dell’umanità;
  • un senso acuto della libertà, che è in contrasto con nuove forme di schiavitù sociali e psichiche;
  • il desiderio di unità, interdipendenza e solidarietà, che è in contrasto con i nazionalismi esasperati e col pericolo costante della guerra;
  • lo scambio delle idee, che è in contrasto con i vari significati che si danno alle parole in ideologie differenti;
  • la ricerca di un ordine temporale più perfetto, a cui non corrisponde il progresso spirituale[2].

La nostra Chiesa diocesana potrebbe aggiungere a questi alcuni segni del nostro tempo e della realtà in cui viviamo:

  • i giovani senza punti di riferimento per la loro realizzazione umana e per questo sbandati, confusi e lontani;
  • l’economia distorta;
  • la mancanza del valore del bene comune e del senso civico;
  • l’isolamento e la chiusura sociale;
  • la paura per il futuro sempre più crescente;
  • i pochi ricchi ed i molti poveri;
  • la comparsa di nuove forme di povertà;
  • la crescente mancanza di lavoro con la necessità di emigrare;
  • il potere sempre più crescente della ‘ndrangheta;
  • la politica corrotta;
  • la necessità di incrementare l’esercizio di una giustizia a misura d’uomo, che preveda il rispetto delle norme costituzionali e della dignità della persona.   

 

Il nostro “sinodare” ci consente di valutare insieme e di rispondere alle provocazioni di questi segni, diventando così, a nostra volta, strumento per il cambiamento ed il miglioramento della nostra realtà.

 

[1] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, n. 11.

[2] Cfr. ibidem, n. 4.