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Proposizione 178

Molto spesso si tende a considerare la pastorale della salute come un settore parziale dell’attività della Chiesa, affidato solo ad un ridotto numero di specialisti, che ha per oggetto il conforto spirituale ed umano degli ammalati e dei loro familiari. Questa visione ristretta non tiene conto dell’identità missionaria della Chiesa che Gesù stesso ha delineato: «E strada facendo, predicate che il Regno dei Cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,7-8). Gesù affida alla Chiesa la missione di prendere in carico l’uomo sofferente in tutte le sue dimensioni costitutive: corporea, spirituale, psicologica e sociale. La pastorale della salute, quindi, è un ambito imprescindibile ed indispensabile della nostra Chiesa locale per l’annuncio della salvezza portata da Cristo.

Tutta la comunità diocesana deve essere investita di questa missione, tenendo conto che è fondamentale un’adeguata formazione ad hoc, che si basi sui due pilastri portanti per essere buoni operatori di pastorale sanitaria: scienza e carità. La scienza senza carità si gonfia, mentre la carità senza la scienza vaneggia! Le soluzioni cliniche che la scienza oggi fornisce non devono mai entrare in contrasto con la necessità di assicurare la dignità della ed alla persona umana in tutte le fasi della sua vita terrena. La pastorale della salute deve delineare e mettere in atto quel processo di umanizzazione delle cure che è espressione della carità di Cristo verso le persone sofferenti, fornendo alla scienza una “coscienza del limite”, che molte volte sembra aver dimenticato.