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Proposizione 122

La giovinezza è un tempo privilegiato in cui si compiono scelte che determinano la propria identità: studi, professione, fede. È il momento in cui si compie il “salto di qualità”: si sperimentano alti e bassi, si scopre la propria singolarità e la propria vocazione. I giovani sono portatori di risorse e fonte di originalità. «La pastorale giovanile, così come eravamo abituati a portarla avanti, ha subito l’assalto dei cambiamenti sociali e culturali. I giovani, nelle strutture consuete, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, alle loro esigenze, alle loro problematiche e alle loro ferite. La proliferazione e la crescita di associazioni e movimenti con caratteristiche prevalentemente giovanili possono essere interpretate come un’azione dello Spirito che apre nuove strade. È necessario, tuttavia, approfondire la loro partecipazione alla pastorale d’insieme della Chiesa, come pure una maggiore comunione tra loro entro un migliore coordinamento dell’azione. Anche se non è sempre facile accostare i giovani, stiamo crescendo su due aspetti: la consapevolezza che è l’intera comunità che li evangelizza e l’urgenza che i giovani siano più protagonisti nelle proposte pastorali»[1]. Già Giovanni Paolo II, nella sua Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici, ha voluto riservare un’attenzione particolare ai giovani, sottolineando che «non devono essere considerati semplicemente come l’oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa: sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti dell’evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale. La giovinezza è il tempo di una scoperta particolarmente intensa del proprio “io” e del proprio “progetto di vita”, è il tempo di una crescita che deve avvenire “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2, 52)»[2].


[1] Francesco, Esortazione Apostolica post-sinodale Christus vivit, n. 202.

[2] Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica post-sinodale Christifideles laici, n. 46.