Nella scuola docenti, genitori e dirigenti formano, insieme agli alunni, una grande comunità educativa, chiamata alla solidarietà e a un cammino comune nella ricerca e nell’amore della verità, un luogo dove la rete complessa dei rapporti interpersonali contribuisce a renderla una comunità vera e veramente formativa e attenta alle esigenze dei giovani. «A volte il dolore dei giovani è lacerante; è un dolore che non si può esprimere a parole; è un dolore che ci colpisce come uno schiaffo. Questi giovani possono solo dire a Dio che soffrono molto, che è troppo difficile per loro andare avanti»[1].
Per questo motivo, il Sinodo esorta le comunità educative ad impegnarsi a trasmettere alle giovani generazioni il senso della vita e della storia, i valori umani e cristiani, il valore della libertà e della solidarietà, i principi dell’Europa nostra casa comune, il dono della pace; ad aiutare i giovani a sviluppare le capacità di cui sono dotati per dare qualcosa al mondo, a rispondere al loro sogno di fraternità e di una vita diversa[2].
«Il carattere pubblico [della scuola] non ne pregiudica l’apertura alla trascendenza e non impone una neutralità rispetto a quei valori morali che sono alla base di ogni autentica formazione della persona e della realizzazione del bene comune. In questa prospettiva, è determinante la formazione degli insegnanti, dei dirigenti scolastici e del personale amministrativo e ausiliario, chiamati a essere capaci di ascolto delle esperienze che ogni alunno porta con sé, accostandosi a lui con umiltà, rispetto e disponibilità»[3].
[1] Francesco, Esortazione Apostolica post-sinodale Christus vivit, n. 77.
[2] Ibidem, n. 84.
[3] Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, n. 46.