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Proposizione 155

L’educazione alla comunicazione e ai media non può esaurirsi nella conoscenza delle tecniche, ma deve saper leggere in profondità l’attualità sociale e culturale. Questa consapevolezza va messa al centro dei percorsi di formazione che vanno attivati nelle famiglie, nella scuola, nella Parrocchia e nelle aggregazioni laicali. Di fronte a un simile compito formativo potremmo forse sentirci impreparati. L’impegno richiesto è senza dubbio notevole, ma è anche improrogabile. Esso va oltre la contingenza del momento per assumere la fisionomia del profilo permanente per l’identità e la missione della Chiesa. La conversione pastorale e culturale, inoltre, non riguarda solo i singoli membri della Chiesa, ma investe la comunità nel suo insieme. Nell’era dei media anche la Parrocchia è costretta a cambiare la sua fisionomia. Certamente continua a essere la comunità dei rapporti personali, della carità tangibile, degli incontri formativi diretti e dei sacramenti; ma s’avvia a comunicare anche con il sito internet, la posta elettronica, il notiziario, la biblioteca multimediale.

La Parrocchia proponga incontri per un discernimento critico dei media e dei messaggi. L’azione pastorale, infatti, deve adeguarsi, senza indugi, alle esigenze dettate dalla nuova cultura mediatica. L’adeguamento investe tutte le dimensioni della vita ecclesiale senza limitarsi a un semplice aggiornamento degli strumenti. Tale “atto di conversione” sarà in primo luogo spirituale e riguarderà il modo di percepire ed esprimere la fede: tecniche comunicative da apprendere e praticare, dunque, ma soprattutto intelligenza e cuore radicati nella contemplazione del volto del Padre e del suo Figlio, il Verbo fatto carne[1].

I media e le opportunità di comunicazione diventino nuove sfide culturali e pastorali, risorse per una formazione in grado di arricchire conoscenze e sensibilità dei fedeli. Ci si attivi per creare o ripensare spazi di comunità, oratori multimediali e ogni spazio prezioso per la crescita spirituale e culturale. Ci si adoperi per adottare in Parrocchia nuovi strumenti e canali di comunicazione. Nel caso di piccole comunità parrocchiali si favorisca la creazione di strumenti di comunicazione condivisa. Si valuti, dove possibile, il coinvolgimento degli animatori della cultura e della comunicazione, figure da individuare e formare in modo specifico il cui servizio sia a beneficio di più comunità parrocchiali della Diocesi.

[1] Cfr. Conferenza Episcopale Italiana, Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, nn. 51-55.