«Una pastorale nel mondo digitale è chiamata a tener conto anche di coloro che non credono, sono caduti nello sconforto e coltivano nel cuore il desiderio di assoluto e di verità non effimere, dato che i nuovi media permettono di entrare in contatto con seguaci di tutte le religioni, con non credenti e persone di tutte le culture»[1].
La comunità di riferimento dei Parroci non sia più formata soltanto dai gruppi esistenti in Parrocchia e che la frequentano. Internet amplia le reti di relazione e trasforma quelle esistenti, innova la Parrocchia e il modo in cui i sacerdoti svolgono il loro ministero. Il legame che unisce sacerdoti e fedeli (o potenziali) nella rete non è più soltanto di tipo geografico, come è stato storicamente per il Parroco e la Parrocchia. E non è più necessariamente soltanto “face to face”. I rapporti che si instaurano possono essere basati su affinità culturali ed esperienziali. I vicini sono i parrocchiani che frequentano la Chiesa ma anche gli “ex parrocchiani” che si sono trasferiti altrove per lavoro e per studio e, potenzialmente, anche tutti i fedeli di altre Parrocchie. Sono anche coloro che non frequentano la Chiesa e non partecipano alle attività parrocchiali pur vivendo all’interno dei confini territoriali della Parrocchia, coloro che non credono o che professano altri credo e che possono entrare in contatto con i presbiteri grazie alla rete. Nell’era delle reti digitali, gli interlocutori dei parroci sono i “digital neighbours” (“i vicini digitali”). Con la diffusione di internet – e in parte era già accaduto con i media elettronici – cambia il concetto di vicinanza.
La Parrocchia è stata tradizionalmente concepita come luogo dell’irradiazione della fede in un contesto cristiano, ma sappiamo che oggi il contesto religioso in cui opera è profondamente mutato rispetto al passato. Sul versante dell’innovazione, si colloca l’uso di internet per rispondere ai cambiamenti del panorama socio-religioso di riferimento. Con internet i presbiteri iniziano a prestare attenzione non solo a coloro che vanno alla Messa domenicale, ma anche a quelli che incontrano nei social network e nelle chat, che diventano nuovi ambienti in cui anche la fede può essere professata. Ne consegue che cambiano le strategie comunicative adottate dai sacerdoti nella pastorale[2].
L’invito ad un utilizzo della rete, di internet e degli strumenti digitali, al fine di comunicare, non deve essere una “corsa al recupero” di competenze e capacità tecniche ma una necessaria formazione, una preziosa opportunità per evangelizzare e non solo per mantenere contatti e relazioni con i fedeli che già frequentano attivamente le attività e la vita comunitaria in Parrocchia. Anche la nostra Diocesi contribuisca ad uno sviluppo di una Chiesa mediale, ricordandoci tutti che non siamo solo davanti a meri strumenti tecnologici o vie digitali, ma davanti a riflessi dell’umano.
[1] Francesco, Discorso al IV Congresso Nazionale della Pastorale delle comunicazioni sociali del Brasile (Luglio 2014).
[2] Rita Marchetti, La Chiesa e Internet. La sfida dei media digitali, 2015, p. 118.