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Proposizione 171

Nell’attenzione al territorio rientra la cura del creato, che ha come suo punto di partenza il brano biblico della Genesi: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra» (Gen 1,27-28). «“Laudato sì, mi’ Signore”, cantava San Francesco di Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella, che ci accoglie tra le sue braccia […] Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che “geme e soffre le doglie del parto” (Rom 8,22)»[1].

La terra è stata affidata da Dio all’uomo per custodirla attraverso il lavoro e non per distruggerla. Lo stesso Papa Francesco, in un’omelia tenuta a Santa Marta, pone in evidenza la responsabilità dell’uomo sul creato in questi termini: «Il secondo dono di Dio nella creazione è un compito: ci ha dato tutta la terra da dominare e soggiogare, come recita la Genesi. È, dunque, una regalità quella donata all’uomo, perché Dio non lo vuole schiavo, bensì signore, re, ma con un compito: come Lui ha lavorato nella creazione, così ha dato a noi il lavoro di portare avanti il creato. Non di distruggerlo; ma di farlo crescere, di curarlo, di custodirlo e di portarlo avanti»[2].  

Alla luce di queste indicazioni è necessario che la Chiesa locale ponga un’attenzione particolare al problema dell’inquinamento della nostra terra con la precipua finalità di educare le nuove generazioni a custodirla, a partire dai piccoli gesti quotidiani. È necessario, inoltre, difendere, apprezzare e far conoscere il nostro territorio, favorendo la riscoperta di un’ecologia integrale, al fine di poter abitare il meraviglioso patrimonio naturalistico che il Signore ci ha donato e che siamo tenuti a proteggere come perla preziosa. In tal senso, venga maggiormente valorizzata l’annuale celebrazione della Giornata per la custodia del creato.

«La Calabria è una terra bella ed amara, ed è mia. Non la amo solamente, le appartengo; come un figlio appartiene al ventre della madre, che quel ventre non ha potuto scegliere ma non saprà mai rinnegare. Mi è madre e come tale la conosco: il volto consunto mi basta guardarlo, ritrovarlo e possederlo, non interrogarlo per sapere cosa celano gli angoli nascosti nella notte delle lacrime. Non conosco tutti i suoi segreti, le sue rocce, i suoi sommessi e umili pregi, che ella non vanta, ma nasconde; eppure in me la comprendo e la assolvo, e più di tutto le assomiglio perché sono sua figlia. La Calabria è partire e morire partendo; non ritrovare quel profumo in altri posti; altri i luoghi dove il viaggio è finito a fare storia di lontananza e di nostalgia. È il mio bagaglio pesante che non potrei mai abbandonare, perché in lei vivono quelli che amo ed in loro sempre vivrà la più intima parte mia, che ancora piange e cerca il seno della madre»[3].

 

[1] Francesco, Lettera Enciclica Laudato Si’, n. 1-2.

[2] Francesco, Omelia tenuta a Santa Marta il 7 febbraio 2017.

[3] Anne Marie De Caprio, emigrante della Piana di Gioia Tauro in Francia.