Effettua l'accesso qui per rispondere alla proposizione

Proposizione 172

Il primo ad introdurre l’espressione “segni dei tempi” nel linguaggio cattolico fu Papa Giovanni XXIII, nella Costituzione Apostolica “Humanae Salutis” del 1961: «Sappiamo che la visione di questi mali deprime talmente gli animi di alcuni al punto che non scorgono altro che tenebre, dalle quali pensano che il mondo sia interamente avvolto. Noi, invece, amiamo riaffermare la nostra incrollabile fiducia nel divin Salvatore del genere umano, che non ha affatto abbandonato i mortali da Lui redenti. Anzi, seguendo gli ammonimenti di Cristo Signore che ci esorta ad interpretare i “segni dei tempi” (Mt 16,3), fra tanta tenebrosa caligine scorgiamo indizi non pochi che sembrano offrire auspici di un’epoca migliore per la Chiesa e per l’umanità»[1].

È attraverso i segni dei tempi che, nel nostro pellegrinaggio storico, Dio ci comunica la sua sollecitudine redentrice in un contesto dove sembrerebbero regnare disordine e confusione. Occorre, quindi, riconoscerli ed interpretarli per arrivare alla provvidenza amorosa di Dio, che ci viene comunicata in questo modo. Quali sono i segni dei tempi? Nella prospettiva cristiana esistono tre grandi categorie di segni dei tempi:

  • primordiali: l’evento Cristo, nella sua totalità, è il segno dei tempi primordiale, nel senso che tutti gli altri segni devono essere interpretati alla sua luce;
  • perenni: la categoria dei segni perenni ne annovera, a sua volta, due:a) il creato in quanto tale, che indica la Provvidenza di Dio;

    b) il corso della storia in quanto tale, che manifesta la continua vicinanza di Dio;

  • episodici: i segni episodici, infine, si riferiscono ad eventi storici particolari, positivi o negativi. Per identificarli e per coglierne il significato si richiede il discernimento tramite l’azione dello Spirito Santo.

Mentre il creato in quanto tale, come pure i tempi di pace e di armonia, potrebbero più facilmente mostrare la Provvidenza di Dio, di solito i tempi difficili richiedono un’interiorizzazione di carattere personale e comunitario, che porta al pentimento ed alla conversione della condotta.

La nostra Chiesa locale sia vigile e pronta ad intercettare quegli avvenimenti storici sufficientemente densi, universali e ripetuti, colti dalla coscienza degli uomini e delle donne della nostra terra, per individuare la direzione verso cui si orienta consapevolmente la società e leggerli alla luce del Vangelo. Solo in tal modo la comunità diocesana rimane in sintonia con le necessità e le aspirazioni del territorio per non correre il rischio di finire ai margini del suo vissuto senza nulla da dire e senza indicazioni di fede da proporre.      

 

[1] Giovanni XXIII, Costituzione Apostolica Humanae Salutis, n. 4.