Pur ammettendo che la liturgia non esaurisce tutta l’azione della Chiesa, essa, in quanto opera di Cristo Sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa, «è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado»[24]. Essa, inoltre, è «partecipazione, per anticipazione, alla liturgia celeste»[25], «culmine e fonte della vita della Chiesa»[26], «prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano»[27], contribuisce in sommo grado a che «i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa»[28]. «Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall’Eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene, con la massima efficacia, quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alle quali tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa»[29]. Questa è la vera idea di liturgia che noi dobbiamo coltivare e promuovere anche nella nostra Diocesi. Possiamo conseguentemente comprendere quale deve essere il criterio pastorale fondamentale da perseguire: la partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia. Senza di essa, che non è una benevola concessione a far comprendere ciò che avviene, bensì un loro diritto e un loro dovere in forza del Battesimo, i fedeli vengono defraudati e la liturgia esce impoverita nel suo valore assoluto.
[24] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 7.
[25] Ibidem, n. 8.
[26] Ibidem, n. 10.
[27] Ibidem, n. 14.
[28] Ibidem, n. 2.
[29] Ibidem, n. 10.