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Proposizione 46

Se vogliamo veramente operare nella nostra terra una conversione pastorale, dobbiamo partire dalla contemplazione dello stile del primo evangelizzatore, il Signore Gesù. Se teniamo lo sguardo fisso su di Lui vediamo che è stato un vero missionario: è andato di città in città e di villaggio in villaggio ad annunciare la Buona Notizia della salvezza. La stessa missione ha lasciato ai suoi: “Andate dappertutto e annunciate” (Mc 16,15). L’evangelizzazione sta alla base di tutto e deve avere il primato su tutto. Il suo è un contenuto essenziale, formulato con un linguaggio diretto e immediato: si deve ancora oggi annunciare la salvezza per ogni uomo con un appello alla conversione: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Il messaggio cristiano, che ancora oggi siamo chiamati a trasmettere, è un evento, non una dottrina; non è un insegnamento morale né una teoria di valori condivisibili dai più (solidarietà, pace, progresso, ecc.); il Vangelo è anzitutto annuncio della morte redentrice di Cristo, della sua risurrezione, della sua universale signoria. Altrimenti, più che evangelizzare si viene mondanizzati, più che annunciare un riscatto si dà l’illusione all’umanità che possa riscattarsi da sola con una serie di buoni propositi e la missione diviene propaganda, il Vangelo diventa a misura d’uomo (relativismo religioso). Anche per trasmettere nel modo giusto l’evento Cristo è necessario rifarsi al linguaggio vario e molteplice, che Lui stesso ha utilizzato. Egli formula il suo annuncio con sentenze e parabole, con esortazioni e minacce, con colloqui e dibattiti, con il linguaggio narrativo, che è quello prevalente, ma anche con il linguaggio assertivo. Tre sono le dimensioni che devono essere tenute presenti nella strutturazione del nostro annuncio:

 

  • La dimensione narrativa: si tratta di una storia, di un evento: la Pasqua di morte e risurrezione di Gesù;
  • la dimensione riflessiva: tutto questo è avvenuto per noi (pro nobis): è morto per liberarci dai nostri peccati, è risorto per la nostra salvezza;
  • la dimensione esortativa: l’annuncio della salvezza non è fatto per causare commozione o per suscitare devozione: esso è fatto per provocare la conversione.

 

«In linea generale si può ritenere che l’evangelizzazione è la proclamazione, da parte della Chiesa, del messaggio della salvezza con la Parola di Dio, con la celebrazione liturgica, con la testimonianza della vita»[4].


[4] CEI, Questa è la nostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo, n. 6.