La bellezza e l’importanza della liturgia è data dalla garanzia della presenza di Gesù in mezzo ai suoi. È Lui il liturgo, il sacerdote; Lui è l’altare e la vittima. Per questo ogni azione liturgica è anzitutto consapevolezza della presenza operante di Cristo fino alla fine dei tempi. Egli, infatti, è presente nel sacrificio della Messa sia nella persona del ministro sia, soprattutto, nelle specie eucaristiche; è presente nei Sacramenti; è presente, infine, quando l’assemblea riunita prega e loda Lui, che ha promesso: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro» (Cfr. Mt 18, 15-20). Attraverso la liturgia si contempla la continuità tra l’opera salvifica di Cristo e la Chiesa. Questa, infatti, è associata al Redentore come sua sposa amatissima, che invoca Gesù come suo Signore e per mezzo di Lui rende il culto all’eterno Padre. Emerge così la duplice dimensione della vita liturgica: nella sua dimensione discendente la liturgia, in quanto attuazione della salvezza, è santificazione dell’uomo; nella sua dimensione ascendente è azione del popolo santo di Dio, cioè lode somma a Colui che ci ha amati, redenti e santificati. Da tutto questo ne deriva che l’impegno a celebrare con reale consapevolezza e dignità i riti liturgici non dipende solo da chi presiede il rito, ma coinvolge imprescindibilmente l’intera assemblea. Perciò si rende necessario in maniera assoluta che l’aspetto della formazione liturgica sia inserito con priorità nella catechesi dell’intero popolo di Dio. «I pastori d’anime curino con zelo e con pazienza la formazione liturgica, come pure la partecipazione attiva dei fedeli, sia interna che esterna, secondo la loro età, condizione, genere di vita e cultura religiosa. Assolveranno così ad uno dei principali doveri del fedele dispensatore dei misteri di Dio. E in questo campo cerchino di guidare il loro gregge non solo con la parola, ma anche con l’esempio»[30].
[30] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 19.