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Proposizione 190

Il lavoro è un tema centrale del pontificato di Papa Francesco che, nell’Evangelii Gaudium, qualifica con quattro termini: «libero, creativo, partecipativo e solidale»[1]. La concezione dell’uomo, dominante nella visione economica degli ultimi decenni, ha invertito l’equilibrio tra la dimensione oggettiva e soggettiva del lavoro. Prioritario nel mondo finanziario era ed è ancora il raggiungimento dell’efficienza, del risultato, del profitto nel più breve tempo possibile; secondari risultano quindi gli orari di lavoro, la pressione sui lavoratori, il rispetto della loro dignità. Il lavoratore viene considerato, anche nella nostra terra, uno strumento, un mezzo per il raggiungimento del fine ultimo del profitto. All’origine di tutto questo c’è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano[2].

 

La prima essenziale opera delle nostre comunità è quella di formare i laici a una giusta visione antropologica, indispensabile per orientare il discernimento evangelico circa i comportamenti da assumere nei luoghi di lavoro e nel sociale. I laici, pertanto, siano essi datori di lavoro o dipendenti, devono mettere in atto scelte per edificare un mondo impregnato dai principi del Vangelo. Dalla difesa della dignità del lavoratore al rapporto tra lavoro e giustizia; dalla corruzione come male da sconfiggere alle forme buone di meritocrazia; dal rifiuto delle raccomandazioni alla fiducia verso i giovani lavoratori; dal rispetto delle leggi sulla sicurezza del lavoro (in particolare nell’ambito dell’edilizia) al pagamento dei contributi (con il rifiuto totale del lavoro in nero); dal giusto salario al rispetto delle ore lavorative: questi i temi su cui formare i laici con una catechesi che conduca, poi, ad elaborare un’adeguata pastorale del lavoro, con la quale la nostra Chiesa potrà agire a diversi livelli: 

 

  • in primo luogo, diffondendo la visione del lavoro propria della Dottrina Sociale della Chiesa universale, che ritiene il lavoro un “actus personae”, un’espressione essenziale dell’essere persona. Con il lavoro l’uomo, che nella concezione cristiana è aperto al trascendente, si sente partecipe del processo creativo di Dio.
  • In secondo luogo, la nostra Chiesa deve svolgere una funzione di denuncia: dei contesti lavorativi, in cui non ci sono condizioni di lavoro che possano definirsi “degne”; di tutto ciò che umilia il lavoro e lo nega; della “cultura dello scarto”, per usare le parole di Papa Francesco.
  • In terzo luogo, il lavoro degno va promosso anche all’interno della nostra Chiesa, che è anch’essa datrice di lavoro con le sue strutture: Diocesi, Parrocchie, Scuole cattoliche parificate, Associazioni, Case di cura per anziani, Enti morali. È fondamentale assicurare una giusta remunerazione, il versamento dei contributi e il Trattamento di Fine Rapporto a tutti coloro che prestano la loro attività lavorativa nelle nostre strutture: il contrario sarebbe una palese contro testimonianza evangelica, oltre che il mancato rispetto delle leggi dello Stato.
  • In quarto luogo, la comunità cristiana faccia presente che il lavoratore ha il dovere di svolgere i propri compiti, nel rispetto delle mansioni assegnate, per senso di responsabilità verso il datore di lavoro e abnegazione rispetto al bene comune.     

[1] Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, n. 192.

[2] Cfr. Ibidem, n. 55.