«Tutti coloro che, chiamati da Dio alla pratica dei consigli evangelici, ne fanno fedelmente professione, si consacrano in modo speciale al Signore, seguendo Cristo che, casto e povero (cfr. Mt8,20; Lc9,58), redense e santificò gli uomini con la sua obbedienza spinta fino alla morte di croce (cfr. Fil 2,8). Così essi, animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori (cfr. Rm 5,5) sempre più vivono per Cristo e per il suo corpo che è la Chiesa (cfr. Col 1,24). Quanto più fervorosamente, adunque, vengono uniti a Cristo con questa donazione di sé che abbraccia tutta la vita, tanto più si arricchisce la vitalità della Chiesa e il suo apostolato diviene vigorosamente fecondo»[1].
Perché questa nostra Chiesa diocesana sia arricchita dalla presenza apostolica delle religiose e dei religiosi è necessario che questi, animati dallo Spirito, vivano e testimonino fedelmente il loro carisma originario aperti però alle istanze, alle provocazioni, alle urgenze delle realtà sociali, ambientali, politiche, religiose, in cui sono chiamati a operare, e rendano così evidenti come Chiesa e nella Chiesa, i doni della santità e della cattolicità attraverso la presenza e la cura della persona, della sua dignità e nelle sue più svariate necessità.
[1] Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae Caritatis, n. 1.