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Proposizione 99

«Siccome quindi i consigli evangelici, per mezzo della carità alla quale conducono, congiungono in modo speciale coloro che li praticano alla Chiesa e al suo mistero, la loro vita spirituale deve pure essere consacrata al bene di tutta la Chiesa. Di qui deriva il dovere di lavorare, secondo le forze e la forma della propria vocazione, sia con la preghiera, sia anche con l’attività effettiva, a radicare e consolidare negli animi il regno di Cristo e a dilatarlo in ogni parte della terra»[1].

È compito del Vescovo, del presbiterio e della comunità diocesana conoscere, apprezzare, dar fiducia alle diverse Comunità religiose, femminili e maschili, presenti in Diocesi per far sì che spiritualità e pastoralità cooperino nella diffusione del Regno di Cristo: non tanto con una diffusione fatta di parole, ma espressa in gesti concreti che ricalchino l’operato evangelico di Cristo Gesù. A tale scopo è necessario che si crei una sempre più ampia e vera comunione-collaborazione tra le diverse vocazioni e stati di vita, in modo da dar testimonianza di fraternità, di complementarietà e di stima reciproca nel rispetto delle diversità

 

[1] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 44.