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Proposizione 103

«La vocazione dei fedeli laici alla santità comporta che la vita secondo lo Spirito si esprima in modo peculiare nel loro inserimento nelle realtà temporali e nella loro partecipazione alle attività terrene»[1]. «Sono chiamati a contribuire come membra vive, con tutte le forze ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, alla santificazione permanente della Chiesa. L’apostolato dei laici è quindi partecipazione alla missione salvifica stessa della Chiesa»[2]. «Molte sono le occasioni che si presentano ai laici per esercitare l’apostolato dell’evangelizzazione e della santificazione. La stessa testimonianza della vita cristiana e le opere buone compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio […]. Tuttavia, tale apostolato non consiste soltanto nella testimonianza della vita; il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola sia ai non credenti per condurli alla fede, sia ai fedeli per istruirli, confermarli ed indurli ad una vita più fervente; “poiché l’amore di Cristo ci sospinge” (2Cor5,14)»[3].

 

La vigna del Signore, per ogni laico, è data da quei luoghi dove vive la propria quotidianità. Luoghi privilegiati sono certamente:  

 

  • la famiglia, piccola Chiesa domestica, dove il fedele è chiamato a vivere la fede e testimoniare la propria appartenenza a Cristo, imitandolo nella tenerezza e nella misericordia;

 

  • il luogo di lavoro, dove si è chiamati a dare una forte testimonianza di fede, fatta di relazioni autentiche, di atteggiamenti seri e di azioni improntate sempre al rispetto dell’altro, della legalità e dell’onestà;

 

  • e tutti gli altri ambienti di vita quotidiana, dove la fede, che traspare da uno stile di vita evangelico, è testimoniata nella spontaneità, nella socialità e nella gioia del vivere che nasce dal legame con Cristo.

 

Si ricordi sempre che i laici «sono chiamati ad animare ogni ambiente, ogni attività, ogni relazione umana secondo lo spirito del Vangelo (cfr. LG, 31), portando la luce, la speranza, la carità ricevuta da Cristo in quei luoghi che, altrimenti, resterebbero estranei all’azione di Dio e abbandonati alla miseria della condizione umana (cfr. GS, 37). Nessuno meglio di loro può svolgere il compito essenziale di “iscrivere la legge divina nella vita della città terrena” (cfr. GS, 43)»[4].


[1] Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica post-sinodale Christifideles Laici, n. 17.

[2] Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 33.

[3] Concilio Vaticano II, Decreto sull’Apostolato dei Laici Apostolicam Actuositatem, n. 6.

[4] Francesco, Messaggio in occasione del 50° anniversario del decreto Apostolicam Actuositatem, 22 ottobre 2015.