Effettua l'accesso qui per rispondere alla proposizione

Proposizione 116

La famiglia oggi attraversa una serie di problematiche che non possono lasciare indifferenti la comunità cristiana anche perché diventano sempre di più “luogo comune” ed esperienze diffuse che richiedono una primaria attenzione per diventare non solo oggetto di “pastorale straordinaria”, ma pastorale dell’ordinarietà.

 

  • Circa le situazioni di divorzio, separazione e abbandono si chiede ai parroci e a tutti coloro che sono operatori di pastorale familiare di stare attenti ai segnali iniziali di una crisi, che per le coppie potrebbe rivelarsi deleteria. È necessario, infatti, intervenire con mezzi e strumenti adeguati, per aiutare a riscoprire la bellezza di essere famiglia cristiana e la profondità del Sacramento del Matrimonio.

 

  • I separati/ divorziati nella comunità cristiana non devono essere emarginati e, laddove distanti, esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il Sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio (cfr. Familiaris consortio84). L’Ufficio di pastorale familiare diocesano, in connessione con l’Ufficio catechistico e quello di Pastorale giovanile, crei dei percorsi diocesani e delle giornate di spiritualità e di formazione, fornendo anche un servizio valido per i pastori attraverso strumenti e metodologie da cui poter attingere per una valida e proficua pastorale familiare parrocchiale.

 

  • I presbiteri hanno il dovere di discernere per accompagnare i separati/divorziati nella verifica della loro situazione davanti a Dio, attraverso itinerari di fede e alla luce della Verità del Vangelo, in vista della loro integrazione nella comunità. All’interno di questi percorsi è necessario stare attenti per non cadere in errore oppure far passare un messaggio fuorviante: come l’idea che qualche sacerdote possa concedere rapidamente “eccezioni” circa la ricezione dei Sacramenti o che esistano persone che possano ottenere privilegi sacramentali in cambio di favori (cfr. Amoris laetitia 338).

 

  • La nostra Chiesa particolare non può rimanere inerte nei confronti delle coppie che convivono: capire, discernere e valutare le diverse situazioni è un compito morale che investe ogni parroco per una seria azione evangelizzatrice sull’Amore di Dio e la bellezza del Sacramento del Matrimonio, poiché la famiglia che nasce dal Sacramento del Matrimonio è cellula fondamentale della società e della Chiesa.

 

  • Le nostre comunità devono tenere conto delle varie situazioni delle persone e del loro orientamento sessuale. Le Parrocchie affrontino la pastorale per i fedeli con tendenza omosessuale, alla luce del Vangelo e su indicazione del magistero, con atteggiamenti di accoglienza e mai di condanna.

 

  • La Chiesa si schiera sempre e comunque contro l’aborto, la fivet (fecondazione in vitro) e i metodi di procreazione assistita.

Il Matrimonio è fecondo e i figli sono “dono” divino per arricchire la vita familiare; devono essere desiderati e amati perché sono frutto dell’amore coniugale. In tal senso, è necessario sviluppare un’attenzione specifica per una spiritualità dell’accoglienza del figlio come dono.

C’è bisogno di una presenza attiva della nostra Chiesa, sul piano culturale e sociale, per evidenziare come il ricorso a metodi contraccettivi o di fecondazione artificiale pongono problematiche morali di non poco conto. 

 

  • Una particolare attenzione va rivolta alle ragazze madri, aiutandole a trovare accoglienza in apposite Case famiglia o predisponendo ospitalità presso Istituti religiosi femminili, allo scopo di offrire loro aiuto spirituale, morale e materiale, consulenza medica, psicologica e legale.