Saper leggere e servirsi in modo adeguato degli strumenti della comunicazione è il minimo oggi richiesto a un buon catechista. È infatti impensabile fare catechesi rinunciando a un discernimento attento del contesto culturale. Come faceva Gesù, il catechista comunicatore deve poi saper modulare simboli, parabole, racconti, testimonianze che parlino di una fede libera e responsabile. Al comunicatore della fede è chiesto di sapere usare tutti i registri della comunicazione: il linguaggio verbale e non verbale, le immagini e i suoni, attingendo dai media esempio ed evocazioni, proponendo nuove metafore della fede, suscitando interessi ed emozioni, animando esperienze di fede nel gruppo della catechesi[1].
«Nella Chiesa si è spesso abituati ad una comunicazione uni-direzionale: si predica, si insegna e si presentano sintesi dogmatiche. Inoltre, il solo testo scritto fatica a parlare ai più giovani, abituati a un linguaggio consistente nella convergenza di parola scritta, suono e immagini. Le forme della comunicazione digitale offrono invece maggiori possibilità, in quanto sono aperte all’interazione. Perciò è necessario, oltre alla conoscenza tecnologica, imparare modalità comunicative efficaci, insieme a garantire una presenza nella rete che testimoni i valori evangelici»[2].
La nostra Chiesa, in un cammino condiviso con le Diocesi di tutto il mondo, «è chiamata a riflettere sulla peculiare modalità di ricerca di fede dei giovani digitali e, di conseguenza, aggiornare le proprie modalità di annuncio del Vangelo al linguaggio delle nuove generazioni, invitandole a creare un nuovo senso di appartenenza comunitario, che includa e non si esaurisca in quello che esse sperimentano in rete. La sfida pastorale è quella di accompagnare il giovane alla ricerca dell’autonomia, che rimanda alla scoperta della libertà interiore e della chiamata di Dio, che lo differenzia dal gregge social a cui appartiene»[3].
La catechesi è chiamata a trovare modi adeguati per affrontare le grandi questioni circa il senso della vita, la corporeità, l’affettività, l’identità di genere, la giustizia e la pace, che nell’era digitale sono interpretate in maniera differente.
[1] Cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica post-sinodale Christifideles laici, n. 44.
[2] Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la Catechesi, n. 214.
[3] Ibidem, n. 370.