Le conquiste della scienza ed i progressi della medicina hanno contribuito in maniera decisiva negli ultimi decenni ad allungare, anche nella nostra terra, la durata media della vita. Accanto a ciò va considerato un altro fenomeno: il drammatico calo della natività. Il tutto unito all’emorragia di giovani che, non avendo sbocchi lavorativi per il futuro, lasciano la nostra regione in maniera definitiva, mette davanti ai nostri occhi questa realtà: è in costante crescita il numero degli anziani e in costante calo quello dei giovani. Tale sorta di “rivoluzione silenziosa” pone problemi di ordine sociale, economico, culturale, psicologico e spirituale. È uno dei segni dei tempi ai quali la Chiesa che è in Oppido Mamertina-Palmi deve porre molta attenzione. Richiamando al rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona anziana e nella convinzione che gli anziani abbiano ancora molto da dire e possano dare molto alla vita della società e della nostra Chiesa, auspichiamo che nei piani pastorali per il futuro la questione venga affrontata con vivo senso di responsabilità da parte di tutti: singoli credenti, famiglie, associazioni e gruppi secondo le competenze di ciascuno.
Lungi dal considerare la questione solo come un puro problema di assistenza o di beneficenza, bisogna ribadire l’importanza primaria per la vita delle nostre comunità della valorizzazione delle persone di ogni età, richiamando tutti a far sì che la ricchezza umana e spirituale, le riserve di esperienza e di consiglio accumulate nel corso di intere vite non vadano disperse. A conferma di ciò San Giovanni Paolo II, rivolgendosi a circa ottomila anziani ricevuti in udienza il 23 marzo 1984, disse: «Non vi lasciate sorprendere dalla tentazione della solitudine interiore. Nonostante la complessità dei vostri problemi […], le forze che progressivamente si affievoliscono […], voi non siete né dovete sentirvi ai margini della vita della Chiesa, elementi passivi di un mondo in eccesso di movimento, ma soggetti attivi di un periodo umanamente e spiritualmente fecondo dell’esistenza umana. Avete ancora una missione da compiere, un contributo da dare»[1].
La situazione attuale interpella, dunque, la nostra Chiesa in vista di una revisione della pastorale per gli anziani. La ricerca di forme e metodi nuovi, più corrispondenti ai loro bisogni ed alle loro aspettative spirituali, e l’elaborazione di percorsi ecclesiali radicati nel terreno della difesa della vita, del suo significato e del suo destino contro ogni tentazione di abbandono, sono una condizione imprescindibile per spronare gli anziani ad apportare il loro contributo alla missione della Chiesa e per aiutarli a trarre beneficio spirituale dalla loro attiva partecipazione alla vita delle comunità parrocchiali.
Nel suo messaggio all’Assemblea mondiale sui problemi dell’invecchiamento della popolazione San Giovanni Paolo II affermava: «La vita è un dono di Dio agli uomini creati per amore a sua immagine e somiglianza. Questa comprensione della sacra dignità della persona umana porta a dare valore a tutte le tappe della vita. È una questione di coerenza e di giustizia. È infatti impossibile dar valore veramente alla vita di un anziano se non si dà valore veramente alla vita di un bambino sin dal momento del suo concepimento. Nessuno sa fin dove si potrebbe arrivare se la vita non fosse più rispettata come un bene inalienabile e sacro»[2].
[1] Giovanni Paolo II, Insegnamenti VII, 1 (1984), p. 744.
[2] Giovanni Paolo II, Insegnamenti V, 3 (1982), p. 125.